Il vulcano Capelinhos non esisteva fino al 1957. L’isola di Faial, delle Azzorre, finiva ad ovest senza la nuova terra. Nel 1957 il terreno ha iniziato a sputare fuoco, e ha continuato per oltre un anno, seppellendo case e un piano del faro, rimasto ora per metà sotto alla cenere. La lava si è riversata nell’oceano fino a che il Capelinhos ha formato il pezzo di isola che mancava, l’ultimo dei mille vulcani che hanno formato le isole Azzorre.
Il Capelinhos è il vulcano emerso che a eruttato più di recente.
La strada che gira intorno a Faial, verso nord ha una deviazione, a Capelo. S’insinua poi fino al promontorio dove il Capelinhos si è costruito la casa, dove sorge il faro “Farol de Ponta dos Capelinhos”. L’eruzione è stata troppo recente perché qualunque vegetazione possa essere ancora cresciuta, lasciando il Capelinhos in un’oasi al contrario, uno spazio senza vita in un’isola lussureggiante.
Sto viaggiando intorno all’isola di Faial. Parcheggio l’auto e stringo i lacci delle scarpe. Cammino e i piedi affondano nella cenere vulcanica, risalendo il cratere dalla forma irregolare. I colori sono il nero della cenere, il rosso delle pietre ferrose, i toni di grigio della nebbia che avvolge il vulcano e nasconde il blu dell’oceano.
Passeggio fino al margine del mare, dove le rocce vulcaniche si sono solidificate velocemente e non sono state ancora modellate dalle onde e dalle maree. Poi proseguo allontanandomi dal cratere, risalendo il crinale che continua verso un vulcano più vecchio lì vicino.