Racconto di viaggio – Azzorre
Passeggio intorno ai vulcani. Scendo in un buco che si spinge nelle viscere della terra. Un’esplosione di lava e gas lì dentro creò l’isola che non c’era.
Azzorre, l’arcipelago sperduto in mezzo all’oceano e in balia del vento atlantico.
La latitudine è quella della Sicilia, la vegetazione quasi tropicale, ma l’atmosfera da Scozia. Il vento spazza mare e terra come una valanga che corre su un pendio che non può opporre resistenza. Ingrossa le onde che s’infrangono sulle rocce laviche, ferma i traghetti che ammutoliscono le loro sirene, s’insinua nelle magliette bucate degli isolani. Il “made in China” qui non si arriva, e i vestiti devono durare una vita.
Un vecchio sta seduto fuori dal bar, rimanendo a lungo con lo sguardo trasognante, fisso verso il cielo. Ha un maglione dello stesso rosso della porta e della sedia. Non si cura dei turisti che mangiano sulla panchina di fronte. Rimane lì immerso nei suoi pensieri. Forse osserva l’estate che non c’è, o forse ricorda i tempi in cui le Azzorre erano l’ombelico del mondo, quando i cavi sottomarini che correvano sotto l’oceano mettevano in comunicazione l’America con il Vecchio Continente. Di lì passavano missive, notizie, bollettini, messaggi d’amore, lettere segrete, accordi internazionali. Le Azzorre ascoltavano e ritrasmettevano tutto. Sapevano o potevano sapere tutto. Poi sono arrivati i satelliti. Addio cavi, addio isole. La gente se ne è andata, lasciando palazzi decrepiti, un faro abbandonato che ha resistito in qualche modo all’ultimo terremoto e che crollerà con il prossimo.
Navigo tra i delfini facendo le montagne russe tra le onde, affondo in sentieri di fango tra la vegetazione umida, raggiungo la vetta del Pico dove ammiro dall’alto l’isolotto nel mezzo del blu. La serata e il viaggio si concludono con un bicchiere di Porto, che riflette queste lande nel gusto dolce ma deciso. Riparto e penso al vecchio signore con il maglione rosso seduto sulla panchina. I turisti sono andati via e altri ne arriveranno, mentre l’estate ancora non si vede e il vento non si placa. Ma a lui probabilmente poco importa. Se ne starà lì con il suo bicchiere in mano e gli occhi verso il cielo. I suoi pensieri, isolati dal mondo, si perderanno nelle prime onde dell’oceano.