Budda reclinato, Xieng Khuang, Vientiane
Il mio viaggio in Laos inizia a Vientiane, una mattina calda e afosa. Trovo alloggio in una pensione sulla strada, una stanza meno stretta e angusta delle solite sistemazioni del sud est asiatico per viaggiatori zaino in spalla. Vientiane è una città dall’atmosfera di un paese più che di una capitale. I grattacieli e gli ingorghi di Bangkok o Kuala Lumpur sono su un’altra galassia.
La capitale laotiana è fin troppo tranquilla, pur con il suo traffico irregolare di moto, motorini, tuk tuk, auto e furgoni. A differenza delle capitali vicine, quando cala il sole la vita si ferma. Le strade sono affollate ancora per un po’ oltre il crepuscolo, poi tutto chiude e solo qualche persona gira tra le bancarelle sul lungofiume. Vientiane offre questo mercato, un templio e poco altro.
Mangio una macedonia di frutti tropicali e riposo qualche minuto cercando di smaltire il fuso orario. Poi prendo un autobus e raggiungo Xieng Khuang, il Parco dei Budda, a circa 25 km da Vientiane.
È un luogo stravagante, fatto costruire da Luang Pu, sciamano e maestro yogi che con questa opera ha cercato di riunire le filosofie, mitologie e iconografie hindu e buddiste.
Le statue sono in cemento, rappresentano Shiva, Vishnu, Arjuna, Avalokiteshvara, Budd, altre divinità e demoni. Divinità e demoni sono orientati in maniera opposta, verso ovest o est. In mezzo al Parco dei Budda c’è una grande struttura a forma di zucca su tre livelli che rappresenta l’inferno, la Terra e il paradiso.
Se sia interessante o no non so dirlo, di sicuro è curioso e, come sempre, queste gite sono un ottimo motivo per prendere i mezzi locali, uscire dalla città e immergersi un po’ nella vita locale.