Sono arrivato a Pamukkale dopo una corsa di 1000 km in auto, un viaggio su strade statali attraverso l’Anatolia. Una tappa lunga dall’alba fino quasi al tramonto, tra panorami collinosi, strade che sembrano liquefarsi dal calore, camion che si fermano con i motori in ebollizione sulle salite.
Il traffico non esiste e la guida procede piacevole. Mi aspetto a Pamukkale la stessa accoglienza calorosa dei Turchi della Cappadocia e del Kurdistan. La prima impressione invece è pessima: diversi uomini in motorino ci fermano e cercano di convincerci che la pensione dove vogliamo andare è chiusa. Qualcuno in modo aggressivo, quasi volendomi strappare la guida di mano. Dobbiamo rispondere male e prenderci un insulto. Siamo arrivato in uno dei luoghi più affascinanti della Turchia e vorrei scappare subito via per tornare a Sanliurfa o sul monte Nemrut, mie mete preferite nel viaggio.
La pensione che cercavamo è aperta, con le stanze su un quadrilatero intorno ad una piscina. Buttiamo gli zaini e ci tuffiamo. Non avevo mai avuto in viaggio tanto lusso per così poco prezzo.
Le vasche di travertino di Pamukkale al tramonto
Andiamo al tramonto alle vasche di travertino che rendono famosa Pamukkale. L’acqua scende sul fianco dalla montagna e ha creato una stupefacente serie di vasche di travertino, tutte perfettamente orizzontali, piene di acqua fino all’orlo, quasi ci fosse un progetto soprannaturale. Ora Pamukkale mi piace. Per un attimo dimentico l’aggressività della gente locale e mi godo l’opera grandiosa della natura.
Dove arrivano troppi turisti arrivano i problemi. In realtà i problemi sono i soldi. È una vecchia storia. La gente povera è solidale, i ricchi diventano avidi, preoccupati di perdere i propri privilegi.
Il giorno successivo visitiamo anche i dintorni e il teatro romano. Tutto bello, Pamukkale rimane una meta da mettere in lista in un viaggio in Turchia.
Ma se volete qualcosa di più autentico e genuino, lasciatevi alle spalle Pamukkale e la costa e dirigetevi verso le regioni più interne dell’Anatolia.