RACCONTI DAL GRANDE NORD
Viaggio alle alte latitudini
Il mio secondo libro, “RACCONTI DAL GRANDE NORD – Viaggio alle alte latitudini”, edito da Polaris, è stato pubblicato a giugno 2019.
Il libro è il diario delle mie esplorazioni nel grande nord, nelle regioni artiche e subartiche: con racchette da neve e tenda in inverno in Lapponia, in trekking in Groenlandia e Kamchatka, con un vecchio furgoncino attraverso il Canada (e una deviazione in Alaska), poi Islanda, Isole Faroe, Scozia e Norvegia.
“Sorvagur, isola di Vagar, domenica mattina. La cittadina è ancora addormentata, come ieri del resto. Non c’è sabato sera o giornata di festa che svegli il villaggio dal suo torpore. Le case colorate disegnano una semiluna sulla baia silenziosa. La marea si è ritratta, ha lasciato un banco di sabbia bagnata e una barca in secca. La chiesa è dipinta di nero, circondata da un prato d’erba incolta, puntellato dai sassi delle lapidi, conficcati qui e là nel terreno. Insieme al campo da calcio sono la prima cosa che si incontra risalendo la spiaggia. Per le vie non incontro nessuno, mentre nuvole basse e irregolari schiacciano l’orizzonte a terra. Tutto è coperto da goccioline di umidità.”
Alle Isole Faroe ho viaggiato da solo. Ho scritto il capitolo del libro seduto sulla cima di una montagna mentre un timido raggio di sole s’infilava tra le nuvole, oppure in macchina, davanti al porticciolo, chiuso dentro in attesa che il temporale deflagrasse oltre la baia, ma anche nel salotto della mia ospite nella capitale, rintanato al caldo mentre i lampioni vibravano al vento e non mi azzardavo a uscire.
Immaginavo il momento in cui il libro sarebbe stato completo. Ripensarci ora è strano, perché sono nel mio salotto e fuori, invece che vento e neve, c’è aria di smog. Gli iceberg della Groenlandia sono lontani, così come i silenzi bianchi della Lapponia, i vulcani e gli orsi della Kamchatka, gli spazi senza confine del Canada, i promontori della Scozia e della Norvegia, i paesaggi surreali dell’Islanda. Anche se il libro è ora completo, i miei viaggi nel grande nord sono tutt’altro che finiti. Da quando mi sono immerso nella natura del grande nord, c’è una voce che mi continua ad attirare verso quelle terre del vento e della neve.
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Itinerari dei viaggi trattati nel libro:
– Canada: dal Columbia Britannico verso nord, prima con una piccola auto a noleggio, poi con un vecchissimo camper Volkswagen, fino allo Yukon, e poi sempre a nord verso i Territori del Nord Ovest, lungo la Dempster Highway, oltre il circolo polare fino al mare glaciale artico, e ritorno, passando di sfuggita dall’Alaska prima di riprendere la Alaska Highway, di nuovo verso il Canada. Un viaggio attraverso le foreste e i laghi, le prime montagne con i loro ghiacchiai, fino a dove la taiga, piano piano, diventa tundra, territorio di alci e orsi.
– Lapponia: il primo viaggio, in tenda, in inverno, trascinandomi una slitta con equipaggiamento da campeggio e cibo. Un viaggio lento, di una settimana, nei silenzi della neve, al confine tra Finlandia e Russia. Un cammino nella foresta profonda, attraversando fiumi e laghi ghiacciati, senza incontrare niente e nessuno, se non il lieve sibilo del vento o della neve che cade. Il secondo viaggio, sempre zaino in spalla e con racchette da neve, sempre nel cuore dell’inverno finlandese, vicino ai confini con Svezia e Norvegia, organizzato da una famiglia di lapponi e dormendo nelle loro baite sulle sponde dei laghi ghiacciati, nel parco di Pallas-Yllastunturi.
– Groenlandia: un viaggio attraverso i fiordi, gli iceberg, con trekking senza una meta precisa, tra laghetti sulle colline, oppure sulla calotta polare e sulle montagne che occupano la sottile striscia di terra scongelata tra il mare e i ghiacciai perenni.
– Islanda: un viaggio in auto, vicino al solstizio d’inverno, quando il sole sorge per sole quattro ore al giorno, e la luce dell’alba si fonde con quella del tramonto. Il momento dell’anno in cui l’Islanda regala il meglio di sé. Baganta dalla corrente del Golfo, la terra del ghiaccio è più calda delle altre terre alla stessa latitudine. Quando però arriva una bufera di vento e neve, il grande nord ruggisce.
– Isole Faroe: il capitolo meglio riuscito del mio racconto. Isola di Vagar, Mykines, Streymoy, Eysturoy, Kalsoy, Bordoy e Vidoy, tra trekking in mezzo alla natura incontaminata e pub dove i marinai raccontano le loro storie e la Storia del loro Paese. Le Isole Faroe sono spesso visitate troppo in fretta, con un viaggio di pochi giorni tra i siti più turistici. Il meglio di queste isole a volte lo si apprezza in angoli che potrebbero sembrare anonimi, in uno dei rari momenti di sole, quando si può approfittare per arrampicarsi su una delle creste e osservare le 18 isole sparpagliate in mezzo all’Oceano Altantico del nord.
– Norvegia: La strada che da Tromso si snoda attraverso i fiori norvegesi fino a Capo Nord. Poi la ridiscesa verso le isole Lofoten, i suoi scorci e trekking nei punti panoramici. E una particolare gita in barca in cerca delle balene…
– Scozia: in primavera, da Edimburgo verso l’Isola di Skye. Un viaggio attraverso le Highlands, i suoi castelli, i trekking in ambienti selvaggi, dominati dal vento, che pare fare aleggiare ancora le tante leggende che si raccontano.
– Kamchatka (Siberia orientale): atterrato a Petropavlovsk, ho girato principalmente in tenda, facendo trekking sui vulcani e scendendo il Bistraya in rafting per alcuni giorni, tra gli orsi che pescavano salmoni sul fiume. Uno dei luoghi più surreali che io abbia mai visitato: infinite distese di cenere vulcanica dove la vita sembra avere smesso di esistere, crateri fumanti, colate di lava ancora calde, fiumi maestosi e laghi, e foreste piene di mirtilli abitate dagli orsi. Alla fine, ho sceso un fiume in rafting, per tre giorni, sotto alla pioggia incessante e vicino agli orsi che pescano i salmoni.
Diario dal grande nord in immagini
Il libro racconta le storie che ho vissuto nel grande nord. È inserito nella collana “per le vie del mondo”, una serie di libri di narrativa di viaggio, fatta di solo testo senza fotografia.
I paesi artici raccontano leggende, evocano storie che si possono leggere sui libri o ascoltare direttamente dalla gente. Viaggiare in quelle terre però vuole dire anche catturare molte immagini.
Finlandia: trekking tra le colline del parco di Pallas-Yllastunturi, tra sole e nebbia. Al confine con Svezia e Norvegia, questo parco regala una lunga serie di colline e laghi ghiacciati. La nebbiolina aleggia su tutta pianura e poi, spinta dal vento, condensa e si addensa tutta sulle cime più alte. Il risultato è questo.
Norvegia, Isole Lofoten: per arrivare ad alcuni panorami, bisogna sudare. Le Isole Lofoten, arcipelago attaccato alla costa della Norvegia, sono un susseguirsi di cartoline: villaggi di palafitte rosse si alternano a insenature e piccoli fiordi. Se la strada in sé vale già il viaggio, arrampicarsi su un punto panoramico, in un raro momento di cielo senza nuvole, apre la vista su un lago nascosto, sospeso sopra i fiordi, mentre una barca rientra in porto e il villaggio appare, se possibile, ancora più incantato.
Norvegia: luce di mezzanotte. Un fiume dorato scivola verso il fiordo, con le sue anse che scintillano riflettendo i raggi di un sole che sembra porre fine alla giornata. La visione dura a lungo perché l’alba riemergerà subito dal crepuscolo. Per la notte ci sarà tempo, molto tempo, alcuni mesi più avanti.
Norvegia: viaggio verso Capo Nord. Nelle giornate di tempesta, il mare del nord ha seppellito una lunga serie di barche, relitti che giacciono per sempre in fondo al mare, affondati dopo lo scontro con uno scoglio o contro una secca. In fondo al fiordo, però, il vento non riesce a spingere le onde o le correnti di marea. L’acqua pare essere liscia come fosse un lago, placido come il carattere schivo dei norvegesi. Ci si può sedere su un sasso, rimanere in contemplazione del fiordo, leggendo un libro che ne racconta una delle sue storie.
Finlandia: camminando sopra il lago. Il sole è appena sorto. Non salirà molto nel cielo, ma sarà sufficiente per illuminare la via che dal villaggio nascosto in mezzo ai boschi porta alla cima di una collina. Non c’è un sentiero, non c’è un percorso. Si traccia la rotta sulla cartina, ci si orienta con le poche colline che increspano la lunga pianura lappone.
Finlandia: i Tykky, le sentinelle dell’artico. Queste statue si formano in settimane, mesi, di lungo lavoro del vento e dell’umidità dell’aria. Goccia dopo goccia, cristallo dopo cristallo, fino a che ogni abete sparisce sotto centinaia e centinaia di chili di ghiaccio. S’incurva ma non si spezza, di congela ma non muore. Qualcuno li chiama “sentinelle dell’artico”. Rimane tutto lì, fermo e cristallizzato, fino al tardo inverno. Con il primo vento caldo da sud, gli abeti si scuoteranno di dosso quella grande corazza. Nel giro di una notte, tutta la magia dissolverà.
Scozia: visioni sul castello. Passando qui di giorno, in una classica giornata di meteo scozzese, cioè pioggia e vento, oppure nebbia, questo castello potrebbe passare quasi inosservato. Uno dei tanti. Ma se si viene qui una sera di bel tempo, quando tutti sono già andati via e le visite guidate sono finite, la magia delle Highlands crea un’immagine degna di una delle mille leggende delle Scozia. Quello che era “uno dei tanti” castelli, ora, è uno dei pochi.
Isole Faroe: fantasmi nella nebbia. Alle Isole Faroe possono passare giorni interni senza vedere altro che nebbia e pioggia. I lampioni vibrano sferzati dal vento, la gente è chiusa nelle case colorate, la strada è spazzata dalla pioggia, i traghetti rimangono ancorati ai porti. Bisogna approfittare di brevi momenti, salire su una montagna, arrampicarsi un su prato insieme alle pecore, e arrivare dove, finalmente, le Isole Faroe mostrano i loro tesori.
Groenlandia: nave di ghiaccio. La parte che galleggia di un iceberg è solo una piccola parte. Il dieci per cento, circa. Questa nave che sfila nel fiordo potrebbe vagare per anni prima di fondere completamente. Intanto, se ne starà lì, peregrinando del mare del nord, in balia delle correnti, del mare che le si congelerà intorno, per poi riprendere a navigare nella breve estate artica. Forse si spezzerà in due parti, e un quel momento sarà bene non essere nei paraggi. L’iceberg ruoterà su sé stesso, la parte sommersa si capovolgerà come se tutto il monolite fosse una creatura che decide di svegliarsi. Poi tornerà a sonnecchiare, mentre nuove crepe si formeranno, nuovi blocchi di ghiaccio si staccheranno. Fino a che, alla fine, tutto tornerà a essere acqua.
Groenlandia, costa ovest. Un iceberg in un fiordo nella nebbia, con la sua acqua vecchia forse di millenni. Si è staccato dalla calotta polare e inizia il suo ultimo viaggio.
Canada, da qualche parte nello Yukon. Quando cerchi informazioni di viaggio sulle guide del Canada, troverai tutti i capitoli sulle Rocky Mountains, oppure Vancouver e i suoi dintorni, i grandi laghi, i territori sulla costa est o nel Québec. Pochissimi parleranno della Dempster Highway, e forse è un bene così perché lassù, dove lo Yukon raggiunge i Territori del Nord Ovest, la strada è una pista di fango che corre tra foreste, praterie e temporali, il silenzio sarà rotto dal solo vento, un raro turista di passaggio, oppure da un orso che ruglia da nascosto in mezzo ai cespugli.
Inverno in Islanda: una spiaggia di sassi neri, un iceberg spiaggiato, in uno dei brevi momenti di luce della giornata. L’acqua, e il vento incessante, hanno modellato questo blocco di ghiaccio e lo hanno fatto spiaggiare, insieme a tanti altri bocchi. Ho visto la scena da lontano, sono corso giù fino al limite di dove le onde si abbattevano sulla spiaggia. Nella fotografia non si sente la forza del vento, le onde che su abbattono sui sassi lavici, lisci e umidi, ma non è difficile immaginarli.
Inverno in Islanda: una strada che si confonde con il cielo, un’automobile che procede sospesa tra terra e nuvole. Nei momenti più bui dell’anno, non ci sono siti particolari da visitare. Basta mettersi in moto, osservare, e trovarsi nel momento giusto al posto giusto. Capita spesso, perché l’Islanda, nelle quattro ore di sole, di queste visioni ne regala dietro a ogni angolo.
La forza della natura, Islanda. Un fiume ghiacciato, immerso di toni freddi e glaciali. Verso mezzogiorno, arriva il primo raggio di sole, e getta una luce calda sulla montagna. Una scena immobile, il tempo che scorre al rallentatore. L’acqua scivola lentamente, il sole sembra non muoversi all’orizzonte, il tramonto si congiunge con l’alba rubando la luce della giornata che non c’è. Attimi da sfruttare, perché poi, a meno di una improvvisa aurora boreale, tutto ripiomberà nelle tenebre. Fino al mezzogiorno successivo.
Incontri alle Isole Faroe. No, non serve un grande teleobiettivo. Nemmeno appostarsi con un mascheramento per ingannare la pulcinella di mare che sta per prendere il volo. Alle Isole Faroe si può passeggiare in mezzo a migliaia di puffin, più impegnati a costruire i loro nidi che a badare a presenza estranee. La scogliera è un frullare continuo di ali, di becchi colorati pieni di ciuffi d’erba, di zampe arancioni che zampettano e poi, velocissime, lasciano il terreno spiccando il volo verso il mare.
Villaggio nella pioggia, Isole Faroe. Qualcuno mi aveva suggerito di lasciare perdere le Isole Faroe e andare direttamente in Islanda. Io però ho deciso di trascorrerci un po’ di tempo. I momenti di sole sono rari, la nebbia e la pioggia quasi costanti, il vento così incessante che spinge l’acqua anche attraverso i vestiti impermeabili. Durante il giorno i villaggi sembrano disabitati. La sera qualche finestra è illuminata da una luce, mentre la pioggia continua a picchiettare sui tetti. Alcuni sono coperti d’erba, perché isola meglio dalle intemperie. Per trovare un pub bisogna spostarsi “in città”, a Klaksvik, oppure nella capitale. Quei tetti che ondeggiano al vento hanno molte storie da raccontare.
Canada, strada verso l’artico. Quando splende il sole, la Dempster Highway è una strada che scorre placida attraverso le colline e le montagne dello Yukon. Poi entra nei Territori di Nord Ovest, dove la taiga diventa tundra e gli orizzonti si allargano fino a dove l’occhio non può vedere. Ma a questa latitudine, basta un soffio più forte di vento che la strada diventa liquida, il cielo livido di pioggia, e il viaggio si fa avventura. Come resistere?
Kamchatka, Siberia orientale. Immaginate un lago acido che giace nel cratere di un vulcano. Di fianco, un vulcano che erutta costantemente una nuvola di fumo. Dietro, c’è una foresta seppellita da tonnellate di cenere. Immaginate fiumi impetuosi che scorrono in vallate disabitate, l’oceano che strepita su scogliere e faraglioni di roccia. Questa è la Kamchatka.
Cartoline dalla Kamchatka. Il sole ha interrotto per qualche ora una giornata di pioggia. Il vulcano mostra il suo cappuccio di neve sopra alle pendici spoglie, che dominano una lunga foresta solcata da un fiume. Sì, forse questo è il posto che sceglierai per piantare la tenda e passare la notte.
L’inverno immobile della Finlandia. Mi piego ma non mi spezzo, sembrerebbero dire questi abeti. In realtà nascondono ben altri racconti. Nell’inverno artico si celano storie di troll e di elfi, alcuni pacifici, altri malvagi. Ci si può fermare davanti ad ogni abete incurvato, vederci dentro un mostro, oppure un vecchio stanco, un personaggio di fantasia. Storie per soli bambini? Sì, certo. Però, come si dice a racconta latitudini, non si può mai sapere cosa c’è dentro quello che non puoi vedere.
Scozia, Isola di Skye: un altopiano modellato nei millenni, dai movimenti della crosta terrestre, dalla pioggia e da vento dell’Atlantico del nord. Il sentiero corre lungo il crinale, poi s’impenna intorno a un pinnacolo di roccia, e continua a salire, finché la vista spazia fino a dove le nuvole nascondono il mare. Una pecora ti fissa mentre cammini nel vento, e tu prosegui, fino al punto più alto.
Campeggio libero in Kamchatka. Una terra remota e selvaggia, ai margini della Siberia. Un’area campeggio grande quanto un paese intero. Bisogna scegliere solo un angolo conveniente, vicino a un fiume, riparato dal vento, con la vista sul vulcano che risalirai a piedi il giorno successivo. A portata di mano tieni lo spray al peperoncino anti-orso e la giacca impermeabile. Con ogni probabilità, la seconda ti servirà ben più frequentemente del primo.
Rifugio in mezzo al ghiaccio, Lapponia finlandese. Fuori, -30 gradi. Dentro, lo stesso, almeno fino a che metti insieme la legna e accendi un fuoco che, per un attimo, riscalda il tuo cammino in mezzo al gelo. Non incontri molta gente, al limite uno sciatore solitario che, come te, procede attraverso i boschi coperti di galaverna. Cerchi di scongelare il panino che hai messo in fondo allo zaino, per un attimo puoi togliere i guanti, riposarti e leggere, o scrivere, il capitolo di un libro. Poi esci e ricominci la tua passeggiata in mezzo al silenzio bianco.
Guida di viaggio “Terre Artiche”
Il mio libro “RACCONTI DAL GRANDE NORD, viaggio alle alte latitudini non è una guida di viaggio, bensì un diario “on the road”. Il mio principale obiettivo è suggerire itinerari a volte poco battuti, dare un’idea di quello che si trova viaggiando in quelle terre. Proprio questi percorsi fuori dai viaggi delle agenzie sono quelli dove io ho in genere trovato le emozioni più intense.
Per una guida pratica, su Norvegia, Svezia, Finlandia e Groenlandia, consiglio la guida, sempre edita da Polaris, “Terre Artiche”. Polaris ha anche pubblicato le guide specifiche per Norvegia, Islanda e Isole Faroe, fino alla guida per il Terranova e Labrador in Canada.
Libri di viaggio (e non) sul grande nord
Alcune lettura delle grandi esplrazione delle terre artiche e antartiche:
– La spedizione della Fram, di Nansen: Uno dei grandi libri sull’esplorazione artica e del Polo Nord. Nansen partì con la sua nave dalla forma rivoluzionaria, che non fu distrutta dal ghiaccio come successo per chi aveva tentato l’impresa prima di lui. Non riuscì a raggiungere il Polo Nord, ma si spinse oltre la latitudine di 86′, in un’avventura durata anni. Abbandono la nave per partire con slitte e cani alla volta del Polo Nord, lasciando la Fram e l’equipaggio in balia dell’inverno, intrappolata nel ghiaccio alla deriva, per qualche anno, fino a ricongiungersi alla fine del viaggio.
– Nel regno dei ghiacci, alla conquista del Polo Nord, di Hampton Sides: il libro che racconta la spedizione della barca Jeannette alla tentata conquista del Polo Nord. La barca fu intrappolata dal pack artico e la spedizione si ritrovò dispersa in Siberia a vagare nel gelo quasi senza cibo e senza la possibilità di comunicare con nessuno. La maggior parte degli avventurieri, incluso De Long, perì, e solo qualcuno riusci eroicamente a salvarsi.
– Endurance. L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud. Di Alfred Lansing: L’avventura al Polo Sud di Sir Ernest Shackleton del 1914. La sua nave fu intrappolata nel ghiacci antartici, e l’equipaggio bloccato per quasi due anni. Poi, l’incredibile rientro con una scialuppa fino all’isola di Elephant, e poi a piedi fino ad una stazione baleniera da dove potè organizzare i soccorsi per i suoi compagni di viaggio.
– L’ultima spedizione, di Scott: traduzione dei diari di Scott nella sua spedizione alla conquista del Polo Sud a inizio ‘900. Scott raggiunse il Polo, ma non fu il primo (Amundsen, arrivato poco prima di lui con una sua spedizione). Poi, sulla via del rientro, finì le provviste. Lui e i suoi uomini morirono uno dopo l’altro, quando erano arrivati a pochi (e impossibili) chilometri da un deposito di cibo che avrebbe salvato loro la vita.
– Diari antartici: raccolta dei diari di Scott, Shackleton e Wilson nelle loro spedizioni verso il Polo Sud. Adatto per chi volesse avere in un volume solo le storie di questi grandi esploratori. Il libro è una raccolta di diari scritti da Cherry-Garrard durante la sua partecipazione alla spedizione, insieme ad altri membri del team, e fornisce una testimonianza diretta e appassionata delle condizioni estreme e delle difficoltà incontrate durante la spedizione. Il libro si concentra in particolare sulla tragica spedizione alla ricerca del Polo Sud da parte di Scott, che si concluse con la morte di lui e dei suoi compagni. Cherry-Garrard descrive le condizioni avverse dell’ambiente antartico, la mancanza di risorse e la lotta per la sopravvivenza, nonché i conflitti e le tensioni tra i membri dell’equipaggio. Il libro fornisce anche un’analisi approfondita dell’esperienza umana in un ambiente estremo e delle conseguenze psicologiche e fisiche dell’isolamento, della solitudine e del freddo estremo.
– Ritorno al Polo Nord. La Tenda Rossa 2.0: Un altro libro sul grande nord, che si concentra sull’avventura dell’italiano Umberto Nobile, che precipita sul pack artico e sopravvive tra i ghiacci nella celebre “tenda rossa”. Vengono portati in salvo grazie a una radio che cade dal dirigibile e continua a funzionare, finché un radioamatore russo capta il loro SOS. Sullo stesso tema anche il libro “L’ultimo volo. L’avventura degli uomini della Tenda Rossa”
– Deserto di ghiaccio. La storia dell’esplorazione artica: Un libro che racconta le esplorazioni del grande nord e del polo, spesso fallimentari, alla ricerca di un’affermazione tecnica all’alba della rivoluzione industriale. Il libro è diviso in diverse sezioni, ognuna delle quali si concentra su una spedizione specifica e sulle personalità dei membri dell’equipaggio coinvolti. L’autore descrive i viaggi attraverso l’Artico con dettagliati resoconti di avventure e pericoli, come i naufragi, le malattie e la fame. Il libro esplora anche le motivazioni degli esploratori e dei loro finanziatori, la concorrenza tra le nazioni europee per il controllo delle rotte commerciali artiche e per la conquista del Polo Nord, e le interazioni tra i colonizzatori europei e le popolazioni indigene artiche.
– L’avventura del Grande Nord, di Massimo Maggiari: Un racconto focalizzato su Canada e Groenlandia, ripercorrendo i passi di Amundsen, Rasmussen e Freuchen.
– Cucinare un orso, di Mikael Niemi: Un libro, romanzo, sulla storia di Matti, un giovane sami che vive in una comunità rurale del nord della Svezia. La sua passione per la cucina lo porta a desiderare di diventare uno chef di fama mondiale, nonostante la resistenza della sua famiglia e della comunità circostante. Matti decide di lasciare il villaggio per studiare cucina a Stoccolma, dove si scontra con la cultura urbana e l’intolleranza. Tuttavia, Matti trova anche l’amore e l’amicizia.Il titolo del libro, “Cucinare un orso”, rappresenta la connessione profonda tra la cultura sami e la natura, poiché la caccia all’orso è una pratica comune nella regione. La preparazione dell’orso rappresenta una forma di rispetto e gratitudine verso il mondo naturale. Il libro esplora anche le tensioni tra la cultura tradizionale sami e la modernizzazione che sta avvenendo in Svezia durante gli anni ’60 e ’70. Matti cerca di trovare un equilibrio tra la sua identità sami e il desiderio di realizzare i suoi sogni personali.
– Il pastore d’Islanda, di Gunnar Gunnarsson: Un libro, romanzo, sulla storia di un pastore islandese di nome Benedikt, che vive in una remota e desolata regione del nord dell’Islanda alla fine del XIX secolo. Benedikt è un uomo solitario e stoico che si dedica alla sua professione con devozione e passione. Il libro descrive le sue quotidiane fatiche nella gestione delle sue pecore e del suo gregge, nonostante le difficili condizioni climatiche dell’Islanda. Il racconto si sviluppa attraverso la descrizione del rapporto tra Benedikt e il suo ambiente naturale, caratterizzato da una bellezza selvaggia e spesso ostile. Benedikt incontra una giovane donna, Abba, di cui si innamora. La loro relazione è messa alla prova dalla dura realtà della vita nell’Islanda rurale, dai conflitti tra le comunità e dalla natura stessa. Il libro è anche un’analisi attenta della cultura e delle tradizioni islandesi del tempo, con particolare attenzione alla vita dei pastori e alla loro importanza nella società islandese.
Sono un viaggiatore alla ricerca delle isole. Ho letto questo libro nel periodo si isolamento per il coronavirus, e ho potuto sognare di tornare sull’Isola di Skye o nella mia amata Islanda, di andare per la prima volta alle Isole Faroe. Complimenti per il racconto avvincente. Non credo che mi potrò spingere fino alla tenda in inverno in Lapponia, ma leggere i capitoli dell’inverno artico mi ha dato emozioni.
Ciao Luigi,
Anch’io sono attratto dalle isole. Quelle del grande nord, spazzate dal vento e dalle tempeste, in modo particolare. Su Skye sono andato una volta sola ma conto di tornare. Stesso discorso per le isole Faroe! Mi fa piacere che il mio libro ti abbia fatto compagnia in questo periodo di quarantena.
Sogno la Norvegia, ma tutte quei paesi del nord mi intrigano moltissimo. Credo che leggerò questo libro molto presto. Non avevo ancora trovato letteratura di viaggio sui paesi artici in un unico libro. Sono già stata in Canada e in Islanda, ma con dei viaggi organizzati. La prossima volta vado per conto mio e conto di avere questo libro come guida di viaggio.
Buongiorno Anna, mi fa piacere che vuoi leggere il libro. Il mio scopo è proprio quello di suggerire ai viaggiatori itinerari non sempre battuti in quelle terre del grande nord. Il Canada è perfetto per giare da soli, ed è talmente vasto che basta poco per trovarsi da soli in una natura selvaggia e senza confini.
Un libro per viaggiare anche stando sul divano. Mi ha portato lontano, in quegli spazi selvaggi e per me ancora sconosciuti. Spero di visitarli presto, a cominciare dal Canada! Mi ha colpito l’avventura in inverno in Lapponia, le notti buie dell’Islanda e la misteriosa Kamchatka. Grazie e complimenti per il bel lavoro. Un libro che raccomando a tutti, non solo agli amanti del grande nord!
Ciao Alessandra, grazie per il commento. Sono felice che il libro ti sia piaciuto. Non resta che prendere e partire per un viaggio in una di quelle terre del grande nord!
Ho letto il libro perché cercavo una guida che mi desse itinerari e idee per viaggiare in Lapponia. Questo libro in realtà è una guida che vale per tutti i paesi artici. E con guida di viaggio non intendo la Lonely Planet con i suoi consigli pratici, ma una serie di percorsi che vanno nel cuore di questi luoghi del grande nord.
Adesso credo che vorrò viaggiare in Siberia, ma anche in Groenlandia e in Canada. Anche alle Isole Faroe, così sorprendenti nel tuo racconto e negli incontri con i marinai nel pub. In Islanda sono già stato e mi sono ritrovato molto in quello che racconti, sebbene io ero andato in estate e non in inverno.
Grazie e continuerò a seguirti nel blog!
Grazie a te Giovanni. Uno degli scopi del mio libro è proprio quello di ispirare in chi legge qualche percorso nell’artico, che non sia quello che l’offerta turistica propone nei paesi del grande nord.
Marco
Buonasera Marco,
Il suo libro sul grande nord mi ha tenuto compagnia e ha fatto da sfondo narrativo al mio recente viaggio in Islanda che spero sia solo il primo di una serie di viaggi intorno al circolo polare. Mi complimento per la capacità narrativa con cui ha unito esperienze di viaggio così diverse e non convenzionali (quali la spedizione invernale in Lapponia e il viaggio in Kamchatka, per citarne solo due) e per come è riuscito a rendere in modo assai vivido le sensazioni uniche che regalano i cieli drammatici e il mare impetuoso delle scogliere remote del grande nord. La domanda a questo punto è: Scozia o Isole Faroe come prossima meta??
Buonasera Alberto,
Io suggerirei le Isole Faroe, perché diventeranno sempre più turistiche e magari oggetto di viaggi organizzati. Al momento ci sono poche strutture ricettive e questo è anche una cosa preziosa delle isole, ma la situazione è destinata a cambiare. Comunque la Scozia è sempre una validissima alternativa, con paesaggi e ambientazione che ha poco da invidiare, ad esempio, all’Islanda o la Norvegia!
Ho letto il libro. Bellissimo il capitolo del Canada. La Dempster Highway è un viaggio che voglio fare.
Ciao Stefano,
Mi fa piacere che ti sia piaciuto il libro. In effetti la Dempster Highway è un viaggio stupendo, un angolo di Canada non molto visitato ma con un grande fascino.
Marco