Siamo arrivati a Muang Sing con mezzi locali, un po’ di fortuna. Un lungo viaggio partito da Luang Prabang in barca, poi proseguito in tuk tuk attraverso strade di montagna fino al villaggio quasi al confine con la Cina, in mezzo ad una piana circondata da colline e punteggiata di villaggi delle minoranze etniche Akha, Hmong, Tai Bam, Mien, Lolo.
Il primo giorno abbiamo visitato i villaggi a portata di un vecchio motorino affittato in paese. Poi abbiamo concordato un trekking verso un villaggio sulle colline, con una piccola agenzia locale. L’offerta è varia. Abbiamo deciso per un trekking di due giorni con notte in un villaggio sulle palafitte. Si cammina tra le palme attraverso sentieri e mulattiere, in un clima torrido dove non soffia un filo di vento.
S’incontrano vari villaggi su palafitte, dove maiali e polli girano liberamente per le strade di terra rossa. La guida ha preparato il pranzo di riso e carne avvolto in foglie di banana.
Io ho nello zaino nove bottigliette d’acqua (che non avanzerò!). Camminiamo 6 ore il primo giorno e 8 il secondo, tornando con un sentiero più panoramico.
Il villaggio è un gruppo di palafitte in mezzo a una radura. Prima di entrarci si passa attraverso una porta in assi di legno che cattura gli spiriti maligni.
La nostra palafitta non è altro che alcuni pali di legno e un pavimento di bambù, senza acqua corrente, elettricità, bagno. La cucina è una zona attrezzata per il fuoco. Agli ospiti riservano il massaggio tradizionale. Una donna corpulenta si prende cura del mio corpo. Mi punta sulla schiena gomiti e ginocchia, scava, mi strizza e sul momento provo più dolore che relax. Dopo il tramonto non c’è molto da fare. La vita inizia prestissimo e segue la luce del sole. Mi addormento sdraiato direttamente sul bambù, pochi metri sopra a dove i maiali e gli altri animali ancora si muovono e fanno qualche verso.
Ripartiamo la mattina all’alba. La gente è già al lavoro, una vecchia signora mastica la noce di betel che rende la bocca rosso sangue. Ha lo stesso effetto di masticare le foglie di coca, ed è utilizzata in gran parte del Sud Est Asiatico.
Iniziamo a camminare seguendo un lungo sentiero in costa tra una fittissima vegetazione. Ci attraversa la strada un grosso serpente, ma la guida mi rassicura. Non solo non è pericoloso, è anche buono, il piatto preferito di suo figlio. Una volta in questa zona c’erano anche diverse scimmie, ma a furia di cacciarle se le sono mangiate tutte. Siamo di ritorno a Muang Sing nel tardo pomeriggio.