La spiaggia vulcanica nei pressi di Vik
L’Islanda è la terra del ghiaccio e del fuoco. Sto tornando dalla Groenlandia, in inglese Green-land, e atterro nella Ice-land. In realtà dovrebbe essere l’esatto contrario. Ho lasciato una terra coperta dalla calotta polare, un mare ricoperto di iceberg, e dal finestrino dell’aereo che sta per atterrare vedo colline verdi e grandi terre rigogliose. Mi sembra che qualcuno abbia scambiato i nomi sulle mappe. In realtà la ragione è storica. L’Islanda è stata scoperta per prima e battezzata Iceland, mentre la Groenlandia, scoperta dopo, fu chiamata così da chi voleva colonizzarla e doveva trovare uno stratagemma per convincere i suoi compatrioti ad andare a vivere in una terra per lo più coperta di ghiaccio. Limitò i suoi racconti a quella piccolissima striscia di terra scongelata vicina alla costa, dove verdi vallate (almeno in estate) si alternano a fiordi frastagliati. La battezzò Green-land, come fosse un paradiso terrestre al pari di qualche isoletta nel pacifico all’altezza dei tropici.
Il diario del viaggio in Islanda è uno dei capitoli del mio libro “RACCONTI DAL GRANDE NORD, viaggio alle alte latitudini“
Sul fuoco invece non si discute. L’Islanda forse dovrebbe chiamarsi fire-land. Le placche di Eurasia e America hanno proprio qui la loro zona di rottura. Stirano l’Islanda tirandola da due lati, creando eruzioni, terremoti e maremoti. L’isola non sta mai ferma. La cicatrice tra le due placche è uno dei luoghi turistici che ti portano a vedere nelle escursioni in giornata da Reykjavík.
Sono rimasto solo pochi giorni in Islanda. Il modo più semplice per muoversi è prendere un tour in giornata, con un autobus che riunisce i vari turisti disorganizzati. Io avevo in programma il tour del Landmannalaugar, ma l’autobus si è dimenticato di me. Sono partiti e mi hanno lasciato ad aspettare al mio ostello, finché ho chiamato, ma era troppo tardi. Così ho ripiegato sul tour delle cascate e della spiaggia nera di Reynisfjara, vicino a Vik.
La spiaggia è formata da sabbia nera, scurissima. L’effetto cromatico con le onde del mare che vi si infrangono è surreale. Ce se sono tante in giro per il mondo. Qui però il nero non è sinonimo di sole che scalda e che brucia, ma di freddo e potenza della natura, di un mare insidioso in una terra imprevedibile. Così si visita la spiaggia nera, con un certo timore nel sentire le storie sul mare grosso e pericoloso, o nel sentire le leggende di troll o giganti.
Ci sono formazioni vulcaniche che ricordano la Giant Causeway in Irlanda, con una grotta scura come la pece.
Sopra di essa le pulcinelle di mare fanno la spola a pescare. Vorrei fermarmi fino alla sera, fino al tramonto, per vedere la spiaggia nera scurirsi ancora di più mentre il sole si nasconde dietro l’orizzonte. Il mio bus però parte, e non posso perderne due in un giorno solo. Ci tornerò con più calma.
Onde pericolose sulla spiaggia di Reynisfjara
In particolare in inverno, e in particolare nelle giornate di bufera, la spiaggia bera di Reynisfjara è una vera attrazione, in particolare per le onde che si abbattono sulla costa con forza. Può essere affascinante spingersi verso il mare e osservare lo spettacolo. Un cartello mette in guardia dalle onde anomale (sneaker waves). Non sono forse così frequenti, ma possono arrivare all’improvviso e risucchiare in mare i turisti sprovveduti. Varie persone negli anni sono morte sulle spiagge del grande nord, sorpresi da una di queste onde anomale. È sempre bene stare molto attenti, in particolare quando il meteo è avverso, e chiedere ai locali su come comportarsi. Una ricerca su Google o su Youtube può farvi rendere meglio conto di cosa può succedere sulle spiagge dell’Islanda!