L’autobus è partito da pochi minuti. Ci siamo lasciati in fretta Derry alle spalle. Vicino a me c’è una signora irlandese dalla carnagione chiara e i capelli scompigliati dal vento. “Mi scusi, mi può avvisare quando arriviamo a Dungloe?”. Lei mi scruta dalla testa ai piedi, poi mi guarda con occhio inquisitorio e mi chiede “Cosa vai a fare a Dungloe?”.
“Stiamo viaggiando attraversando il Donegal, ci sembra una tappa conveniente”. Lei scuote la testa. “Non c’è niente a Dungloe!”. “Voi giovani venite in Irlanda e non andate nei posti dove dovreste andare. Voi due siete giovani. Andate a scalare l’Errigal. Lì dovete andare, non a Dungloe”. Ma noi a Dungloe ci andiamo e il perché, alla signora irlandese, non l’abbiamo spiegato. La conversazione si sposta sull’Irlanda e i suoi cambiamenti. “Guardate”, impreca indicando fuori dal finestrino, “qui continuano a costruire”. Osserviamo le poche casette sparse qui e là in mezzo al verde. “Questa crescita non è più sostenibile”. “Cosa ne pensa allora di Dublino?”. Lei scrolla le spalle e torna a osservarci quasi minacciosa. Ci viene il dubbio che a Dungloe non troveremo davvero nulla.
Il Donegal è un’Irlanda che non mi aspettavo. Non ci sono scogliere e onde che s’infrangono sulle rocce, nemmeno isole spettacolari o siti particolarmente famosi. I paesini sono piccoli, meno colorati che sulla costa ovest. Osservo il paesaggio dal finestrino. È una terra dolce, pulita, desolata. Trasmette una pace mista a tristezza. Le baie si susseguono con piccole spiagge deserte, incalzate dall’alta vegetazione scossa dalle folate di vento. La strada lambisce la spiaggia, poi s’immerge nel verde, poi si alza e ti fa vedere un tratto di costa, attraverso le nuvole che corrono schiacciate a pochi metri da terra. È un paesaggio uniforme e piacevole, il luogo ideale dove ritirarsi per studiare o meditare. L’impressione è però quella che manchi qualcosa. Bisogna aspettare il tramonto perché le sue forme sinuose e tranquille diventino magiche. Bisogna aspettare che il sole all’orizzonte scaldi i colori, un temporale che aggiunga un arcobaleno, una spiaggia sulla quale sfili una nuvola temporalesca nera come il carbone. Il Donegal all’improvviso regala visioni inaspettate.
Siamo arrivati a Dungloe e la signora ci ha detto di scendere, ricordandoci che non era lì che dovevamo focalizzare le nostre energie. Ci sistemiamo in un ostello dove siamo gli unici ospiti. Un temporale spazza la città e lascia un arcobaleno doppio. Corro fino a che me lo trovo in cima alla strada, poi dietro le tombe del cimitero.
La vita a Dungloe inizia la sera, nel pub dove tre violinisti affilano l’aria con le loro gighe funamboliche. Le pinte di birra scorrono fino a notte fonda. Rimaniamo lì fino alla chiusura. Domani all’alba saremo di nuovo in viaggio verso ovest. Quando passa l’autobus non lo sappiamo. Proseguiremo il viaggio verso ovest in autostop.