La mia guida dell’Indonesia parla di Solo, nel cuore dell’isola Giava, come di una città dove la gente trema ancora al solo sentire nome Surakarta, che evoca rivolte sanguinose. Oggi Solo è una cittadina sporca e polverosa, senza molto da fare o vedere nel centro disordinato e rumoroso. Ci sono arrivato viaggiando un paio d’ore su un treno locale, senza aria condizionata.
Mi sono fermato a Solo per visitare i dintorni. In Indonesia organizzano minibus con i quali raccolgono i turisti dalle varie pensioni e fanno vari itinerari per visitare i siti della zona. Mi sveglio all’alba, faccio colazione con riso fritto piccante, poi parto per il giro. Prima tappa le piantagioni di tè sulle colline intorno a Solo. Le piante sono disposte in modo molto ordinato, quasi come si fosse in un giardino giapponese. Tè verde e tè nero, che sulle piante è comunque tutto molto verde.
Proseguiamo verso un paio di templi induisti. Si accede a questi templi passando attraverso delle porte alte e strette. Dal basso quasi non le si notano nemmeno, mentre la prospettiva cambia completamente quando si arriva in alto e si guarda indietro.
Tempio indù dal basso
Tempio indù dall’alto
Il culto induista venera la fertilità, che viene mostrata tramite statue in atteggiamenti piuttosto espliciti.
Rientro a Solo, il sole tramonta e la città si spegne. Non ci sono i bar e i ristorantini di Yogyakarta. Mi chiudo nella stanza e dormo presto. Domani mi attende un’altra colazione con il riso fritto e piccante, poi sette ore in minibus attraverso l’isola di Giava. Destinazione Malang, sotto al vulcano Bromo.