Gran Paradiso: Via normale dal rifugio Vittorio Emanuele
PRIMO GIORNO
Quota di partenza: Pont, 1956
Quota di arrivo: 2735, Rifugio Vittorio Emanuele
Dislivello: 779 m
Tempo di percorrenza: 2h / 2h 30′ in salita
Difficoltà: F – Facile.
SECONDO GIORNO
Quota di partenza: Pont, 2735
Quota di arrivo: 4061, vetta del Gran Paradiso
Dislivello: 1326 m
Tempo di percorrenza: 5h / 6 h in salita
Difficoltà: F+
Siamo saliti al Gran Paradiso dalla via normale, pernottando una notte al rifugio Vittorio Emanuele.
Abbiamo parcheggiato l’auto a Breuil, vicino a Pont (in Valsavarenche), a circa 1950 metri.
L’inizio del sentiero verso il rifugio Vittorio Emanuele
Il sentiero inizia nel bel fondovalle accanto al fiume, poi inizia a salire in mezzo al bosco. Una cascata segna la fine dei larici e lascia spazio al sentiero oltre il bosco, che serpeggia ripido verso il rifugio.
Il Vittorio Emanuele (2735 metri) da fuori è un rifugio brutto e metallico, ma è posizionato con una bella vista sul laghetto dentro al quale si specchia il Ciarforon.
Ceniamo al rifugio e immagazziniamo le energie per la salita in vetta di domani. Intanto si vocifera che il ghiacciaio presenta una lastra molto dura, che sarebbe bene evitare prendendo una deviazione sulla destra. Fatico ad addormentarmi con il pensiero dell’apparente difficoltà non prevista. Ci svegliamo poco dopo le 3 di notte. Colazione abbondante, e ci prepariamo con le pile frontali. L’ascensione al Gran Paradiso inizia sulla morena del ghiacciaio, segnata da numerosi ometti che si vedono bene con le torce frontali. Intorno tutto è abbandonato al buio. Arriviamo all’attacco del ghiacciaio. Cerco di capire dove sia la variante per attaccarlo più a destra evitando la lastra ghiacciata, ma è ancora troppo buio per intuire qualcosa. Prepariamo i ramponi e ci leghiamo in cordata. Seguiamo quella prima di noi che attacca il ghiacciaio da sotto. Il ghiaccio è vivo ma la pendenza non è troppa. Inizio la salita con circospezione, specie nei traversi, ma senza difficoltà. I ramponi picchiettano sul ghiaccio, e io tengo pronta la piccozza.
Verso la vetta del Gran Paradiso, dalla via normale. Sullo sfondo il Monte Bianco
La salita poi si addolcisce e prosegue in un ambiente maestoso. Il sole sorge e illumina il Monte Bianco, che sembra essere molto più vicino di quello che è in realtà.
Arriviamo al crepaccio terminale, che fortunatamente si supera con un semplice passo. Ci guardo dentro per scorgere l’abisso che nasconde oltre l’apparente innocua fessura.
Crepaccio terminale
Raggiungiamo la vetta (4061 metri).
Vista sul ghiacciaio della tribolazione
Il vento ci sferza in viso. Rimaniamo poco e prendiamo la via della discesa.
Scendiamo sul ghiacciaio senza difficoltà. Sulla morena la stanchezza inizia un po’ a farsi sentire. Sostiamo al rifugio per pranzo. Forse non siamo allenati abbastanza. Percorriamo l’ultima parte del sentiero prima del fondovalle camminando più lentamente (e penosamente) delle famigliole che hanno fatto la passeggiata al rifugio. Intanto abbiamo deciso: ci fermiamo una notte in valle. Il ritorno in città può attendere.