Scozia: baia di Banavie, Fort William.
La nave è arenata sulla spiaggia, inclinata sul fianco sinistro, abbandonata a sé stessa, al vento e alla pioggia scozzese. La osservo un po’ prima di scattare la foto.
Se l’avessi scatta con l’orizzonte dritto e la nave storta avrei implicitamente sottointeso un epitaffio: “la nave storta”, morta. Quella diversa dalle altre, quelle che dovrebbe stare dritta ma dritta non sta. In realtà lei storta lo è sempre stata, inclinata sui lati navigando, spinta dal vento prima da una parte e poi dall’altra, mossa dalle onde agitate dei mari dei nord. Il punto di equilibrio era al centro, e ci passava di continuo, senza però fermarvisi mai. Così è rimasta: in disequilibrio.
E se avesse ragione lei?
Il mondo storto per lei lo è quasi sempre anche per me. Anch’io ho il mio equilibrio nella mia città, ma viaggio di continuo, in cerca del mio disequilibrio. Ora a est, poi a sud, poi a nord, ripassando sempre dal centro, ma già in direzione dell’estremo opposto. E spesso, nel mio disequilibrio, ho visto il mondo alla rovescia, sbagliato, nonostante fossi io quello inclinato e la società apparentemente dritta.
Allora ho scattato la foto in obliquo, con la nave dritta nel suo disequilibrio e il mondo storto sullo sfondo, come lo vedo spesso io, nelle sue contraddizioni, nei giudizi affrettati e facili, spesso superficiali, senza la considerazione che ogni individuo e ogni situazione hanno una loro inclinazione. E poi, per conoscere il punto di mezzo, l’equilibrio, bisogna pure andare a vedere dove sono gli estremi.
Mi metto nella stessa angolazione della nave, con la stessa vista sul mondo storto.
E se avessi ragione io?
È tutta una questione di punti di vista e di angolazione… il punto di equilibrio – in un mondo “storto” – è mutevole e sempre in continuo cambiamento… è lotta all’abitudine e alle “zone di confort” della quotidianità… è forse atarassia ma, certo, in un mare in tempesta!