La giornata sul lago Inle è iniziata la sera prima, contrattando tariffa e itinerario con un barcaiolo a Nyaungshwe. I prezzi della giornata sono irrisori, circa 5-6 dollari a persona (almeno nel 2016).
Si parte prima dell’alba, e a inizio anno fa freddo.
Mi copro con tutti i pochi vestiti caldi che ho. Scivoliamo lungo un canale che porta al lago. Il sole sorge creando giochi di luce nella nebbiolina che aleggia sull’acqua. I pescatori sono già sul lago con le loro imbarcazioni e le reti. I barcaioli non si avvicinano troppo a loro che lavorano. Bisogna accontentarsi del teleobiettivo. Si fermano piuttosto vicino a quelli che si mettono in posa per i turisti, che pagano una mancia per una foto un po’ artificiale.
La nostra prima tappa è un villaggio di palafitte dove laboratori tessili sull’acqua realizzano sciarpe e altri indumenti con la fibra del loto. In questo tipo di tour, mi interessano spesso più i villaggi, osservare la gente, che l’oggetto della visita, che sia un tempio o un laboratorio, spesso confezionato apposta per i turisti. I miei compagni di barca indugiano sulle sciarpe, io colgo l’occasione per rubare qualche scatto alle signore che bevono il chay nella palafitta.
Seconda fermata ad un immenso mercato che vende tutto. Le barche turistiche convergono tutte in un molo dove sembra che il mercato sia solo di souvenir. Sono tentato di desistere, prima di capire che dietro alla facciata di souvenir c’è un brulicare di commercianti che riversano tonnellate di mercanzie di ogni genere e tipo. È talmente grande che riesco solo a visitarne una parte prima di dovere continuare.
Lago Inle: barche al mercato
Passiamo attraverso gli orti galleggianti dove crescono diverse verdure tra cui pomodori.
Con il barcaiolo abbiamo concordato una deviazione verso il tempio Shwe Inn Thein Paya. Merita la visita per due motivi: lo stretto canale che porta al tempio, bello per la navigazione nelle sue anse, e il tempio stesso, un groviglio disordinato di stupa buddisti più o meno recenti (i più antichi hanno anche 600 anni), dalle mille sfaccettature diverse, su una collina al centro della quale sorge una pagoda in mezzo alla seva di stupa.
La giornata si conclude al tramonto, che attendiamo sulla riva del lago, mentre il sole si abbassa all’orizzonte dietro le piccole montagne che circondano il lago. L’Inle era un paradiso per i pochissimi viaggiatori che venivano in Birmania anni fa. Ora che la dittatura è finita il turismo cresce incontrollato, e con lui le barche che solcano l’Inle. I motori però non sono né nuovi né in buona manutenzione. Il risultato? Il canale che porta indietro a Nyaungshwe è inquinato quanto la via principale di Yangoon, se non di più. Una coltre di smog aleggia sull’acqua, i polmoni s’irritano al solo passaggio. Non avevo mai visto smog su un lago, e mai me lo sarei aspettato in quell’ameno angolo della Birmania. “Smog on the water”, potrebbe essere la colonna sonora del rientro a Nyaungshwe. La prossima volta al lago Inle porterò un maglione caldo e una mascherina.