Il vulcano Pico domina l’omonima isola, che si è formata sul mare come se fosse colata dal suo cratere. Lo si vede svettare molto da lontano, anche dalle isole vicine. Sull’isola Faial lo si vede proprio di fronte, appena oltre allo stretto canale di Oceano Atlantico, a incorniciare il panorama della cittadina di Horta.
Bisogna essere fortunati a vederlo. Una coltre di nuvole nasconde spesso la sua cima. Si può scoprire all’improvviso, per poi celarsi di nuovo, a seconda dell’umore ballerino dell’instancabile vento atlantico.
Il trekking al cratere del Pico è l’attività principale da fare sull’isola. Si sale in auto fino alla base del cono e ci si registra all’ufficio. Vista l’imprevedibilità del meteo e il sentiero ripido e poco tracciato, viene consegnato un localizzatore GPS con il quale si può anche chiamare la base in caso di problemi. Il sentiero è mal tracciato, ma hanno pensato bene di mettere dei paletti numerati, da uno a 45, per trovare la via. Ti avvisano però di stare in guardia con il meteo, perché in caso di tempesta e nebbia molto fitta potrebbe non vedersi più nulla.
Il sentiero sale in mezzo a massi vulcanici, e qualche bocca laterale che in un passato forse non troppo lontano ha eruttato. Man mano che si sale il l’isola appare sempre più piccola, e si vede il mare circondarla, mentre paffute nuvole bianche corrono velocemente a coprire e scoprire il panorama. La salita continua ripida senza un attimo di tregua. C’è da aspettarselo vista la forma a cono perfetta. Stessa pendenza dalla base al cratere. Si parte da 1200 metri sul mare per arrivare a 2400. In realtà la maggior parte dei turisti si fermano alla base del cratere grande del vulcano. Al suo interno però c’è un piccolo cratere che si può salire arrampicandosi sui sassi e scivolando sulla sabbia. Merita di andarci, perché da lì si vede il cratere esterno circolare, a sullo sfondo il blu dell’oceano.
Bisogna sempre tenere d’occhio le nuvole. Scendo dal vulcano e vedo la cima coprirsi fino a perdersi in una nuvola sempre più minacciosa. Le prime gocce d’acqua picchiettano sulla mia testa. Io continuo a scendere e con me le nuvole che mi inseguono. Faccio giusto in tempo ad arrivare sotto prima che l’acqua inizi a scrosciare. Incontro altri camminatori italiani qualche giorno dopo. Hanno provato a salire il Pico in una giornata di tempo avverso, con temperature che sono via via scese fino a sotto lo zero. Una crosta di ghiaccio sotto al cratere li ha costretti al ritiro.
Allora sono stato fortunato io, nella giornata più bella di tutto il viaggio alle Azzorre. L’unica giornata buona. Se credevo le Azzorre un luogo caldo, mi sbagliavo. Almeno in primavera, quando in mezzo all’Oceano Atlantico si è ancora in balia di un clima più nordico che tropicale.