“Il colorante E124, se assunto in dosi massicce, è in grado di raddoppiare l’aspettativa di vita degli esseri umani”. La sorprendente notizia, fornita fresca dai migliori centri di ricerca universitari, scatenò una folle corsa a tutti i prodotti alimentari rossi. Nel giro di pochi giorni succhi di frutta, bibite, superalcoolici, gelati, ghiaccioli, marmellate, tutto ciò che conteneva qualcosa di rosso sparì letteralmente dagli scaffali dei supermercati.
Per ordinarne di nuovi bisognava aspettare settimane e pagare cifre folli. Se un succo di mela costava 1 euro al litro, quello alla fragola arrivava a 20 euro.
Stop alle auto lussuose, alle ville in riva al mare, chiunque aveva da spendere soldi li investiva tutto in cibo rosso. Nuove linee di prodotti senza coloranti, una volta le più costose e ambite, venivano ora prodotte a basso prezzo per chi non poteva permettersi l’E124. La gente scoprì così che il succo di fragola naturale era pressoché bianco, così come i gelati, gli yogurt, ma anche la carne, in particolare la salsiccia, pallida come un cadavere.
Circolavano anche prodotti rossi colorati con finto E124. Fioccavano gli arresti di chi usava tinture naturali, a base di estratti di peperoncino, spacciandole per colorante chimico E124.
Le famiglie borghesi preparavano esclusivamente cene all’insegna del colore rosso, brindando all’E124 che gli avrebbe permesso una seconda vita ancora più agiata e felice.
Si scoprì che l’E124 era utilizzato anche per diversi materiali plastici, rossetti, smalti per le unghie, vernici. Chiunque avesse qualcosa di rosso ne portava un piccolo campione ai centri di analisi che stabilivano, per lo meno quando erano onesti, se il proprietario dell’oggetto era così fortunato da ritrovarsi gratuitamente il nuovo oro in mano.
Moltissimi però non se ne preoccupavano nemmeno, e ingerivano qualunque cosa rossa gli capitasse a tiro.
Piano piano il rosso scomparì dagli oggetti, dalle facciate delle case, dai quadri.
Estintori e cartelli stradali furono rosicchiati come se fossero stati assaltati da branchi di topi. Ambulanze e camion dei pompieri venivano scrostati furtivamente quando erano in giro per le città.
Vestiti rossi, tende, tappezzerie e divani venivano scoloriti lavandoli ad alta temperatura per poterne bere la tintura come una preziosissima tisana.
La foga era tale che nemmeno rose e fiori rossi venivano risparmiati, nonostante fosse evidente che il loro colore era naturale e non potessero contenere E124.
Ma la corsa al rosso era sfrenata, e non si perdeva occasione alcuna di procurarsene qualche dose in più, a rischio di ingerire le sostanze più disparate nella speranza che contenessero l’elisir di lunga vita.
I ricchi che assumevano dosi sempre più massicce di E124 andavano assumendo un colore via via più paonazzo. Il viso abbronzato dopo una vacanza al mare era ormai fuori moda, mentre delle guance rosse da clown e la pelle colore indios dell’amazzonia andavano per la maggiore. Brutti e rossi, ma gaudenti e longevi.
Alcuni si facevano beffa di tutto ciò, contenti di potere finalmente mangiare cibi naturali ed economici, ed erano additati come pazzi dalla folla umana a caccia di colorante.
Passarono così circa cinque anni di follia, durante i quali le abitudini della gente e i colori del mondo, o almeno della sua parte più globalizzata, furono stravolti.
Poi, improvvisamente, la doccia fredda. La notizia iniziale era stata frutto di un clamoroso equivoco. Il risultato della ricerca veniva ora rettificato: “Il colorante E124, se assunto in dosi massicce, è altamente cancerogeno ed è in grado di dimezzare l’aspettativa di vita degli esseri umani”. La presentatrice del telegiornale, mentre leggeva la notizia, a poco a poco smise di smangiucchiarsi lo smalto rosso dalle unghie.