“Pamir Express, in viaggio in Asia Centrale”
Il mio primo libro, edito da Polaris nel 2017, diario del viaggio lungo la Via della Seta, sulla Strada del Pamir tra Tagikistan e Kirghizistan.
Racconto di viaggio – Sulla strada bianca del Pamir: Tagikistan e Kirghizistan
Ho viaggiato per anni in Asia, dall’Indonesia alla Cambogia, al Vietnam, alla Cina. Mi sono arrampicato attraverso i villaggi dell’Himalaya, divincolato nel caos delle città cinesi, ubriacato di sake nei pub giapponesi.
L’Asia è sempre stata per me sinonimo di viaggio facile, semplice da organizzare e privo di problemi, ma allo stesso tempo ricchissimo di tutto quello che soddisfa un viaggiatore. Ci sono andato una volta e tornato di continuo. Quindici volte almeno.
C’erano ancora molte cose che volevo visitare nel sud est asiatico o nel subcontinente indiano. C’era però qualcosa che iniziava a non bastarmi più. I troppi cliché, la pensione ben attrezzata per i turisti che organizza le escursioni, il bar e i ristoranti costruiti per i gusti occidentali, la gente stessa dei paesi asiatici che si occidentalizza sempre di più.
Volevo un viaggio diverso, che avrebbe di nuovo fatto scorrere l’adrenalina nelle vene, come la prima volta che viaggiai da solo fuori dall’Italia.
Ho scelto Tagikistan e Kirghizistan, lungo la Via della Seta, nel cuore delle montagne del Pamir.
Avevo una sola fonte che parlava di quelle terre: Il milione, firmato Marco Polo.
Lui ci passò circa 800 anni fa, e la sua breve descrizione era più che sufficiente per farmi scattare come il burattino che balza fuori dalla scatola saltando sulle molle.
Visti: Per il Tagikistan viene rilasciato in aeroporto a Dushanbe, mentre per il Kirghizistan bisognava procurarselo tramite le ambasciate Kirghize europee o tramite il consolato Kazako a Roma. Ora il visto turistico viene rilasciato al momento per un periodo massimo di 60 giorni. Per attraversa gli altipiani del Pamir è necessario il permesso per il GBAO, che si può ottenere in anticipo facendo il visto online per il Tagikistan, oppure in un giorno o due a Dushanbe, arrivando preparati su dove sono i vari uffici per fare l’applicazione e il pagamento. Per me fu un terno al lotto, una caccia al tesoro per la città durata una matttina intera. Il permesso mi fu dato addirittura il pomeriggio stesso.
Itinerario: In un itineraro di viaggio tra Tagikistan e Kirghizistan, la Pamir Highway (M41) non dovrebbe mancare. L’itineario classico prevede di seguire tutta la strada del Pamir da Dushanbe fino a Osh, con soste intermedie in mezzo. Una possibile deviazione è deviare dalla M41 e seguire il corridoio del Wakhan, itinerario più complesso se si viaggia con i mezzi locali. Dopo l’altopiano del Pamir si sconfina in Kirghizistan, dove l’itinerario può prendere strade diverse, verso la Cina, verso i laghi Kirghizi, verso il Kazakistan.
La Via della Seta non era una strada unica, bensì un insieme di mille pecorsi che si diramavano da Est a Ovest. Le carovane della Via della Seta però in Asia Centrale dovevano passarci quasi per forza, prima di prendere la loro via verso la loro destinazione.
Trasporti: La Pamir Highway dell’autostrada ha davvero ben poco. Spesso si trasforma in una mulattiera attraverso le montagne, una trappola di fango da condividere con pecore, asini, frane e cascate di fango. Lungo il confine afgano scorre a strapiombo lungo il fiume senza protezioni. L’itineario lungo la M41 parte in Tagikistan a Dushanbe. La prima tappa verso Khorog per me durò più di un giorno intero, con una breve sosta per mangiare e una per riposare un po’ nella notte. Le marshrutke, i mezzi condivisi, partono da Dushanbe la mattina, solo se e quando sono pieni.
Da Khorog la strada del Pamir continua verso l’altopiano. La tratta fino a Murghab è un’altra avventura. Io mi sono ritrovato due volte in panne, ho cambiato mezzo e arrivato sull’altopiano già tardi nel pomeriggio. Sosta a Alichur, un desolato villaggio in mezzo al freddo e alla polvere, poi attraversate due bufere di neve, e arrivati a Murghab a notte fonda. Da lì in avanti non ci sono più mezzi pubblici per il confine Kirghizo. Bisogna trovare qualcuno del villaggio con un mezzo, che a un ragionevole prezzo (che include benzina e tangenti per la polizia kirghiza) ti porti oltre il confine. In mezzo bisogna superare il passo Ak Baital, a quasi 5000 metri di quota, dove l’altopiano incontra il cielo. Gli occhi si riempiono di ricordi mentre i polmoni si svuotano di ossigeno.
Poi si arriva al Karakul, un lago cristallino dove si può fermarsi nel surreale villaggio adagiato sulle sue sponde. I panorami sono i più spettacolari di tutta la strada del Pamir.
L’itenerario da Murghab a Karakul e poi oltre il confine Kirghizo la Pamir Highway attraversa paesaggi maestosi, deserti e senza vita sul lato tagiko, verdi e paradisiaci sul versante kirghizo, dove si apre una prateria sconfinata brulicante di yak al pascolo.
Sary Tash è il crocevia della Pamir Highway e la strada che sale al passo Torugart verso il Sinkiang in Cina. Da lì in avanti è possibile trovare di nuovo i mezzi fino a Osh, capolinea della Pamir Highway. Osh segna anche il ritorno al mondo civilizzato, con bar, ristoranti, mercati, e tutti i servizi che possano servire. Al bazar di Osh si vende di tutto, dal pane rotondo e decorato dell’Asia Centrale a zoccoli e teste di pecora sanguinolente, a blocchi di zucchero, formaggio e latte fermentato, vestiti e articoli di ogni genere.
Da Osh a Bishkek si prosegue facilmente con le “marshrutka”.
Cibo: il plov (riso e ceci cotto nel grasso d’agnello) è una delle specialità più sfiziose dell’Asia Centrale. Sull’altopiano del Pamir trovare cibo commestibile e sostanzioso è una vera impresa. Mi è capitato più di una volta di finire la cena in preda alla dissenteria. In Kirghizistan va per la maggiore il Kymys, latte di giumenta fermentato e alcolico. C’è chi dice sia buono. Io sono riuscito a inghiottirne sue sorsi senza sputarlo.
Lingua e ospitalità: Tutti parlano la loro lingua e il russo. Quasi nessuno conosce l’inglese. Ci si deve un po’ arrangiare. La barriera linguistica è ampiamente bilanciata dalla loro ospitalità. Mi sono ritrovato quotidianamente il casa della gente a bere un tè. In particolare, la cultura nomade riconosce del viaggiatore un proprio simile. I tempi della Via della Seta hanno lasciato un segno ancora visibile in queste terre.
Luoghi d’interesse: L’itinerario lungo la M41, strada del Pamir, dopo Khorog prosegue verso l’altopiano. Sarebbe bello fermarsi in ogni villaggio e visitare i dintorni, ma senza un mezzo di trasporto proprio è molto difficile. Sicuramente Murghab e Karakul sono, in Tagikistan, due tappe imperdibili, senza dovere fare deviazioni dall’itinerario.
In Kirghizistan è tutto molto più semplice. Io ho preferito Sary Mogol a Sary Tash, dove però non ci sono alberghi o pensioni (ho soggiornato, per 3 euro a mezza pensione, da un ragazzo conosciuto sulla tratta lungo il confine). Dopo Osh e Bishkek, ho proseguito per Kochkor e il Song Kul, il lago fiabesco all’ombra dei Monti del Cielo (Tien Shan) dove si soggiorna in yurte presso le famiglie locali. Da Kochkor viente organizzato il trasporto e pernottamento. Ci sono yurte dedicate ai turisti, comunque molto spartane. Ci si scalda caricando sterco essiccato nella stufa, proprio come nei villaggi sull’altopiano del Pamir. Da Kochkor si può proseguire verso la Cina attraversando il passo Irkeshtam, anche se meno battuto del Torugart.
Prima del Song Kul c’è l’Issyk Kul, il lago caldo e salato, come le lacrime di una ragazza di una delle tantissime leggende che ne narrano la sua origine.
Tutto stupendo, sto organizzando questo viaggio per giugno/luglio 2023