Cammino in centro Italia – Terre Mutate

Racconto di viaggio

Cammino nelle Terre Mutate – Un viaggio a piedi tra Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio

Il “Cammino nelle terre mutate” attraversa i luoghi dei terremoti del centro Italia, poi i Monti Sibillini e il Gran Sasso. Un viaggio che passa dalla natura sublime dei parchi nazionali ai villaggi distrutti dai sismi, rimasti ancora lì come fantasmi, in attesa di una luce che non si sa quando arriverà. Quello che mi ha colpito però è la gente: resiliente, accogliente, di un calore umano che non avevo mai provato in Italia. Per ricostruire, si riparte dall’umanità che c’è in ogni persona.
La mia giornata in cammino inizia con la sveglia alle 4.30 del mattino. Scelta forzata, perché sono partito proprio nelle due settimane più roventi dell’anno. Cerco un alito d’aria ancora fresca prima dell’alba. Due stelle cadenti illuminano l’aurora e sembrano tracciare la via. Poi arriva, il sole. I primi raggi regalano luci magiche. Carezze che, a mezzogiorno, si trasformano in una manata in faccia. Rivoli di sudore scorrono lungo la schiena, mentre un sorso alla volta succhio litri d’acqua dalla cannuccia che esce dallo zaino. Penso solo a camminare, fino alla meta del giorno.
Il bello di viaggiare a piedi è che ogni piccola cosa, a cui non darei mai importanza passando velocemente in macchina, assume valore: un campo appena trebbiato che lancia un ultimo grido di colore, una collina lontana che raggiungo dopo due ore di cammino, una quercia che per un attimo mi offre ombra, una farfalla che si posa su un cardo selvatico. E poi i silenzi, la tranquillità e la pace interna. Un piede avanti l’altro, senza chissà quali aspettative, senza domande a cui dovere rispondere.
Si dice che il cammino sia la nuova moda. Una bella moda, aggiungerei io. Comunque, un’esperienza da provare. All’inizio magari i muscoli sono duri, i tendini tirati, i piedi doloranti. Poi il corpo si abitua. Più precisamente, si risveglia. Ci fa tornare alle origini, quando l’uomo era cacciatore e raccoglitore, sempre in movimento, prima di essere addomesticato (letteralmente, messo in casa), dal frumento e dalla sua coltivazione, a seguito della rivoluzione agricola. Viaggiare a piedi fa tornare nomadi.
Tolta la ruggine della vita sedentaria, ho sentito il camminare come una necessità. L’umore è diventato ottimo, le gambe sempre più forti, la mente libera. I pensieri possono volare. Una droga a costo zero e con soli effetti collaterali positivi (fiacche sui piedi a parte, intendo!).
Risultato? Ho scoperto di potere camminare senza grandi problemi anche a 35 gradi e oltre. Di certo, se questi 35 gradi sono sotto lo zero invece che sopra, per il mio corpo è meglio. Ma è andata benissimo e ne sono felice. Sono tornato, continuo a camminare, e progetto il prossimo, forse molto a breve!
Mappa del cammino, da Fabriano a L’Aquila (dal sito camminoterremutate.org):