Viaggio in Namibia: tramonto nella Biosphere Reserve
Ci sono luoghi che scopri solo durante il viaggio, dimenticati dalle guide, ignorati a vantaggio dei siti “ufficiali”, e ignorati anche dai resoconti di viaggio. Viaggiando dal deserto del Namib verso Luderitz, ho preso una deviazione, incuriosito da una strada secondaria, la D 707, che si addentra in un cerchietto sulla mappa: “Namib Biosphere Reserve”. La strada serpeggia tra colline, piccole montagne, passando un piccolo villaggio, poi continuando su paesaggi mai banali.
Poi si trasforma in una pista di sabbia, dove l’auto sbanda un po’ a destra e a sinistra, mentre il panorama circostante si allarga sempre di più, in una piana dove appaiono tutti i colori dell’arcobaleno in un’unica cartolina: la terra rossa, quasi viola, l’erba gialla e verde, il cielo blu, le montagne scure in fondo. Curva dopo curva, rettilineo dopo rettilineo, si aprono le porte di un paradiso nascosto. Seguiamo le indicazioni per una fattoria, prendendo una deviazione in una pista di sabbia ancora più stretta, che si insinua in paesaggio marziano. La fattoria è piena per i prossimi giorni, per una comitiva che sapeva di quel paradiso prima di noi.
Pista di sabbia verso la fattoria
La mia speranza è di trovare un campeggio più avanti lungo la strada, prima che questa esca dalla riserva. Quando il mio sogno sembra svanire, in mezzo al nulla scorgiamo un piccolissimo insediamento in mezzo alla sabbia: il campeggio dei desideri, che si materializza davanti agli occhi, gestito da una vecchina tedesca che si è inselvatichita vivendo per anni in un luogo tanto bello quanto impossibile, scollegato dal mondo, dalla civiltà e dalle comunicazioni.
Campeggio nel mezzo della riserva
Il campeggio deve fare affidamento ai pannelli solari, alla pompa per estrarre l’acqua dal sottosuolo, dai rifornimenti di cibo portati da non so chi. Ma per noi ospiti, è senza dubbio la notte più affascinante del viaggio. Ceniamo di fronte al deserto, cucinando nella penombra con il fornellino da campeggio, poi ci stendiamo sotto alle stelle della Via Lattea che splende con le costellazioni dell’emisfero sud. Il vento soffia e fa stridere i fili metallici dello steccato, unico suono in una pace senza confini.
In nostro sonno è dettato dal sole, che ci sveglia la mattina, ancora freddo. Preparo il tè mentre le ombre si accorciano la giornata inizia. Avessi saputo prima di questa riserva, mi ci sarei fermato alcuni giorni, a fare nient’altro che osservare l’orizzonte in quel deserto multicolore, a pensare, scrivere.
Vorrei avere con me il mio violino e suonare melodie struggenti o pezzi di Bach. Vorrei sentire il tempo passare in quell’oasi di pace, aspettare la tempesta di sabbia che non so ancora stia per arrivare. Il viaggio in Namibia era iniziato con la savana e i suoi animali, con le dune sull’oceano e quelle rosse del deserto all’interno, ed è proseguito poi verso una città abbandonata alla sabbia del deserto, una colonia di pinguini e un canyon vertiginoso, ma se c’è un luogo che rimpiango, non ho dubbi, prima di tutti c’è la Namib Biosphere Reserve. Se tornerò in Namibia, sarà la mia meta principale del viaggio.