Deadvlei, deserto del Namib
Abbiamo varcato l’ingresso del deserto Namib subito dopo l’alba. Una nuovissima lingua asfaltata s’insinua dentro a uno dei deserti più antichi del globo. Un deserto rosso fuoco, con il suo carico di ferro arrugginito, ridotto anch’esso, come la sabbia, in minuscoli frammenti. La Duna 45, con poca poesia, si chiama così perché è al 45esimo chilometro dal gate di ingresso. E con poca poesia tutti i turisti le si si ammassano sopra all’alba. Noi allora proseguiamo, sulla strada che sfila, una dopo l’altra, una parata di dune rosse tutte allineate come in un’esposizione. A destra sole, a sinistra buio. Rosso da una parte, nero dall’altra, separati da linee a metà tra la natura e astrazione.
Dune rosse all’alba, deserto del Namib
Finisce l’asfalto e ci addentriamo nella strada di sabbia, dove la nostra auto a noleggio rischia l’insabbiamento prima del Sossousvlei. Noi puntiamo dritti al Deadvlei, camminando a piedi scalzi sulla sabbia fredda. Il Deadvlei va oltre le aspettative e le foto. Bisogna trovarcisi in mezzo per essere rapiti dal bianco surreale, accecante, separato dal blu del cielo da una striscia rossa. E quelle che sembrano piccole dune all’orizzonte sono colline alte fino a 400 metri. Una volta qui arrivava l’acqua, c’erano piante e vita. Poi il deserto ha chiuso la strada verso il Vlei (lago), che così è letteralmente diventato un lago morto (Dead-vlei). Gli alberi si sono cristallizzati in mezzo, in un ambiente troppo secco per marcire. L’acqua evaporata ha lasciato una crosta di sale che si perde a vista d’occhio. Camminiamo attraverso giochi ottici e cromatici che paio finti, spazi illusori e magici.
Il Deadvlei salendo sulla duna “Big daddy”
In fondo al Deadvlei c’è la duna più alta del deserto del Namib, il “big daddy”, con i suoi quasi 400 metri di dislivello. Iniziamo a salire sulla sabbia scivolosa, fino a conquistare il crinale della duna.
Verso la cima del “Big daddy”
Ora la sabbia è calda da una parte e ancora fredda dall’altra, almeno fino a che il sole sale alto in cielo e trasforma il deserto intero in un forno. Il Deadvlei dall’alto cambia prospettiva, una macchia bianca in un deserto rosso i cui confini si allargano fino all’orizzonte. Le piante morte sulla distesa salata diventano figure sempre più lontane e minuscole. Ci sediamo lì, in contemplazione del paesaggio, mentre i turisti stanno scattando le ultime tonnellate di selfie, prima di iniziare la discesa. Noi siamo partiti tardi e forse siamo stati fortunati così. Ci godiamo la vetta di “big daddy” tutta per noi, la pace del deserto e la magia del panorama. A potere vedere oltre le ultime dune verso ovest, lontano, si potrebbe scorgere l’oceano.
Il sole intanto diventa sempre più caldo. Mi lancio per la discesa più ripida e veloce che abbia mai fatto, correndo giù a balzi sulla sabbia. Mi giro verso l’alto, e vedo un panorama a due colori, rosso e blu, due estremi cromatici che dipingono una cartolina irreale.
Un’ora per salire, qualche minuto per scendere, a capofitto verso il Deadvlei. Lo attraversiamo tutto di nuovo, nel bianco ancora più chiaro e ora rovente, fino alle piante che fanno ombre stilizzate.
La superficie salata del Deadvlei
Il viaggio Namibia è un susseguirsi di luoghi incredibili, ognuno dei quali varrebbe il viaggio: la savana con gli animali selvaggi, la costa sull’oceano con leoni marini e pinguini, la baia dove il deserto si scontra con l’oceano, e in mezzo spazi infiniti e solitari.
Il Deadvlei è forse il luogo più visitato di tutta la Namibia, e ora mi sono reso conto del motivo.
Alberi mummificati nel Deadvlei
Guidare nella sabbia profonda, quando è calda, è ancora più insidioso. La nostra auto 4×4 arranca e sbanda, riusciamo a venirne fuori e riguadagniamo il parcheggio da cui parte il “sentiero” per l’Hidden vlei. Decidiamo però di tornarci il giorno dopo, di gustarci questi paesaggi con calma e senza fretta. Vogliamo fare sedimentare almeno una notte i ricordi, le sensazioni e immagini. Le distanze in Namibia portano a correre, e il deserto del Namib è uno dei luoghi ideali dove rallentare. Ci torneremo domani pomeriggio, quando i turisti saranno già fuggiti via nel loro pacchetto organizzato e veloce, quando l’Hidden vlei sarà solo per noi, quando la Duna 45 sarà tornata una collina di sabbia in balia del vento e su cui passeggeranno solo formiche del deserto e qualche scarabeo.