La Karakorum Highway verso il confine al passo del Khunjerab
Siamo partiti da Sost una mattina fresca, quasi fredda. Il villaggio vive intorno alla Karakorum Highway, in un via vai di gente, merci, camion che corrono dalla Cina al Pakistan e viceversa. Una terra di mezzo polverosa e anonima. Per ritrovare la poesia dei villaggi pakistani del Karakorum bisogna allontanarsi dalla strada, andare nelle stradine in mezzo ai campi. I contadini ci invitano per un picnic in mezzo al campo, poi ci portano a raccogliere le albicocche dalle piante. Passiamo l’ultimo pomeriggio pakistano, come al solito in compagnia della gente che ci accoglie. Domani cambierà tutto. Cina.
In una bottega di Sost, Karakorum Highway
Macelleria a Sost
Picnic a Sost, Karakorum Highway
Panorama a Sost, Karakorum Highway
La mattina successiva ci mettiamo in marcia verso il confine. Il visto cinese devi averlo già sul passaporto. Ottenerlo non è stato facile. Al mio menzionare lo XinJiang, me lo hanno rifiutato. Ho dovuto fare una finta prenotazione su Shanghai e tornare all’ufficio con quella. L’autobus arranca sulla strada che si contorce come un serpente sugli ultimi tornanti sterrati, sale quasi in verticale e a guardare sotto si possono soffrire vertigini. Siamo a quasi 5000 metri di quota del passo Khunjerab. Il primo controllo è quello pakistano. Scendiamo tutti dagli autobus, veniamo controllati dai militari e annusati dai cani. In un clima di sospetto generale, passiamo avanti. Il vero controllo però arriva all’ingresso dalla Cina. Dal Pakistan potrebbe arrivare di tutto. La fila è molti più lunga e lenta. I turisti sono pochissimi, in coda con un mix di commercianti, contadini e persone di tante etnie. I cinesi sono serafici, si limitano a dare indicazioni come fossero vigili in mezzo ad un incrocio. Però nell’aria si respira tensione. Passano persone, pacchi e animali. I cinesi non hanno i cani. Ci fanno svuotare gli zaini. Tutto fuori, fino alle mutande sporche. Il cinese controlla, tocca, annusa come il cane pakistano che mi ha controllato pochi minuti prima. Passo e aspetto fuori, prima che il pullman si ricomponga di tutti i viaggiatori. La giornata è nuvolosa, il clima gelido. Il territorio dello XinJiang è subito molto più dolce di quello pakistano. La strada scende molto dolcemente, in mezzo a praterie dove grosse marmotte corrono in mezzo ai sassi. La nostra prima tappa è Tashkurgan, altra terra di mezzo, molto diversa però da Sost.
La fortezza di Tashkurgan, o quello che ne rimane
Cucina di un ristorante a Tashkurgan
Intanto non veniamo accolti dalla gente che ci ospita in casa: la receptionist dell’alberghetto ci caccia via malamente. Torniamo lì con un frontaliere che parla un po’ cinese. La signora alla reception questa volta ci dà una stanza, senza proferire parola. Credo ci odi, anche se non capisco il perché.
Gente di Tashkurgan, Karakorum Highway
Domani proseguiremo in autostop fino al lago Karakul.
Autostop verso il lago Karakul