Quando ho visto alcune foto di Pingyao non ho avuto dubbi. L’ho messa come seconda tappa nel mio viaggio in Cina, dopo Pechino. Pingyao è l’angolo di Cina che non ti aspetti: una città medioevale perfettamente conservata, ferma a 600 anni fa.
Turistica nel suo viale principale, nei negozietti per i turisti, nelle lanterne illuminate fuori dai ristoranti, ma ancora autentica nei vicoli laterali, bui, umidi, marci e puzzolenti di urina. La mia fortuna è quella di arrivare in un giorno di brutto tempo, la pioggerellina che spenge i colori lasciando uscire lo scuro delle vecchie mura, la nebbia che vela le torri in fondo alla strada.
Il brutto tempo è il meglio che vi possa capitare a Pingyao. A parte il visitare il monastero di Shuanglin, non c’è molta ragione per uscire dalle mura del centro medioevale. Fuori, Pingyao è come una qualunque e brutta città cinese. Io noleggio una bicicletta per visitare Shuanglin, idea malsana in una giornata di pioggia dove lungo la statale prendo gli spruzzi di macchine e camion, per tornare nel tardo pomeriggio alla guesthouse sporco e bagnato.
A Pingyao passeggio sulle mura esterne, poi mi perdo nei vicoli dove cerco di intravedere la vita della gente comune attraverso i portoni sui cortili interni.
Vado via troppo tardi, in una giornata di sole che splende fin troppo, che illumina le bandiere e i colori che non avevo notato prima. Pingyao così sembra meno austera, meno medioevale. Una tappa indovinata. Sono contento di essermi fermato qui, di non essere stato tentato per andare a vedere l’esercito di terracotta o un’altra grande città. Anzi, il mio viaggio prosegue verso nord, nella Mongolia Interna, regione poco conosciuta ai circuiti turistici. Ma questa è un’altra storia, e intanto io mi sono unito ad alcuni cinesi che saranno miei compagni di viaggio per i prossimi giorni.