Qualcuno si avvicina alle vasche con un rametto di menta sotto al naso, in particolare i turisti dei viaggi organizzati o quelli che si affidano ad una guida marocchina. In inverno la puzza della conciatura delle pelli è sopportabile anche a naso scoperto. La cosa più difficile è trovare la zona senza perdersi nel dedalo labirintico della medina, cercare un punto panoramico evitando i caffè più turistici affacciati sulle vasche per la tintura.
In un quartiere della medina di Fez tutte le attività ruotano intorno alla conciatura di pelli di cammello, mucca, pecora e capra vengono lavorate e poi tinte in grandi vasche circolari, di pietra. I coloranti una volta erano naturali: papavero, curcuma, zafferano, menta, melograno.
Oggi sono arrivati anche i coloranti chimici, per la gioia ma non per la salute di chi le pelli le lavora immerso nelle vasche tutto il giorno. I lavoratori entrano direttamente nelle vasche con le gambe ammollo nella tintura, immergono le pelli e poi le stendono ad asciugare. Per ammorbidire le pelli si usa cacca di piccione e urina di mucca, che rendono la zona delle concerie maleodorante.
Una volta pronte, le pelli passano di mano e si trasformano in borse, babbucce, portafogli, cinture, vendute nelle pelletterie della medina.