Racconto di viaggio – Birmania (Myanmar)
Un ragazzo e una ragazza birmani s’incontrano in una biblioteca, posando la mano nello stesso istante su un libro caduto dallo scaffale. Basta uno sguardo per innamorarsi. Si scambiano i numeri di telefono. Si rivedono e si abbracciano, camminano insieme al parco, si fanno una foto davanti al budda dorato. Il ragazzo s’inginocchia e porge l’anello alla sua futura sposa. Amore con tutti i cliché del mondo.
Litigano e si separano. Lei piange nella sua stanza passando in rassegna le immagini del loro amore e i sogni spezzati per il futuro. Passano i giorni, fino a che lei, disperata, si reca a casa del ragazzo. Non ha il coraggio di bussare. Piangono entrambi appoggiati ai due lati della stessa porta. Quando la ragazza desiste e s’incammina sotto la pioggia, lui percepisce finalmente la sua presenza, corre fuori e si lancia al suo inseguimento. Sembra ormai essere troppo tardi, poi la vede in fondo alla strada e la raggiunge senza fiato. Si guardano mentre le lacrime si mischiano alle gocce di pioggia. L’epilogo però è beffarlo: lei gli molla un ceffone in faccia e se ne va per sempre. Fine.
Sono le due di notte, l’autobus procede sulla strada gibbosa con i video musicali sparati a tutto volume. Storie d’amore che finiscono sempre male. Tutte. In un caso il ragazzo spinge la fidanzata sotto un camion in corsa, in un altro la scaraventa giù da una collina. Il sipario cala con il sangue che cola dal viso o il ragazzo che piange sulla tomba della sua donna. Il lieto fine non esiste.
Nella versione con tradimento, nel bel mezzo di una lunga storia d’amore i due fidanzati s’incontrano in un romantico bar al lume di candela. Lei lo attende in trepidazione, ma lui si presenta con la sua vera ragazza. Così lei rimane sola e sconsolata al tavolino di quel bar. Lacrime e dissolvenza. Fine del video, fine della notte in autobus. Sono le 4 del mattino e ci scaricano in un crocevia in mezzo al nulla. Un ragazzo meno assonnato di noi ci fa uscire dal pop e ci riporta alla realtà birmana. La periferia della cittadina ancora avvolta nel buio è immersa nella spazzatura. Le storie di omicidi sentimentali e tradimenti sullo sfondo di paesaggi idilliaci si dissolvono nello smog che rende l’aria irrespirabile. La gente è già al lavoro nei campi, nei mercati improvvisati nelle strade polverose. Rigagnoli d’acqua scorrono ai lati portando residui alimentari e plastica. Se non stai attento a dove metti i piedi puoi finire in una buca di liquami profonda un metro. Se però la eviti, puoi proseguire il tuo viaggio, la tua storia a lieto fine. Esci dal groviglio della cittadina e si aprono le porte del paradiso. Un’alba struggente sui templi di Bagan o sui pescatori del lago Inle, il tramonto su un ponte di legno che si perde nell’orizzonte in mezzo al fiume, la passeggiata in mezzo a migliaia di stupa sparsi intorno alla pagoda sulla collina. Scatti la foto da cartolina. Decidi di fare vedere quello, di nascondere all’obiettivo della macchina fotografica la mucca che pascola in un mare di plastica, la gente che cerca oro rovistando in una discarica, la cappa nera che avvolge la città. Sono i contrasti tipici dell’Asia. Cammini in un vicolo tappandoti il naso, poi rimani a bocca aperta davanti ad una meraviglia dell’uomo o della natura.
Fotografi la spiritualità di un templio buddista, respiri aria illuminata. Alla loro ombra però i bonzi contano i soldi, firmano ricevute per la donazione, passpartout per una prossima vita migliore. Il buddismo è diventata una religione, un’ossessione, un culto imprescindibile. La gente prega, offre, paga, mentre l’organizzazione erige statue sempre più monumentali, laccate a nuovo e con strisce di luci a led a sottolinearne l’illuminazione. Allora cosa sarebbe giusto fotografare e cosa no? Quale sarebbe il giusto reportage da mostrare al termine del viaggio? Una risosta non ce l’ho. Mi piace cogliere la bellezza, i volti, uno scorcio curioso. Catturo quello e tralascio il resto, il lato oscuro della luna. E’ un riflesso del mio stato d’animo. Non so perché ogni volta che mi ritrovo in quelle terre mi sento a casa, e potrei rimanere lì a lungo. Sarà forse perché lascio l’inverno e approdo all’estate, perché faccio colazione con un succo di mango o di avocado fresco mentre il sole caldo è già spuntato in fondo alla pianura.
Ho fatto tanti viaggi nel sud est asiatico, e mi sono ritrovato sempre a fare le stesse cose, con le stesse immagini davanti agli occhi, gli stessi odori e sapori. Salto su una barchetta che solca il fiume, passeggio tra i templi, esploro i dintorni di una città zona in bicicletta o motorino. Eppure ci ricasco sempre, e ci torno.
Se ora ne ho avuto abbastanza non lo so. In realtà, se passo in rassegna i paesi del sud est asiatico che ne è uno ancora che mi manca, e non credo che riuscirò a resistergli.
Consigli di viaggio: Aggiornamento fine 2015 – inizio 2016
La Birmania sta cambiando velocemente. La gente preferisce ancora non parlare di politica, evitando l’argomento con risposte molto generiche o evasive. Il paese è comunque già uscito dall’isolamento in cui era immerso fino a qualche anno fa.
Soldi: I bancomat (ATM) si trovano ormai ovunque e prelevare non è quasi più un problema. A me non ha mai funzionato il circuito maesto/cirrus e ho dovuto prelevare con la carta di credito.
I cambia valuta sono disponibili più o meno ovunque. I tassi di cambio variano molto da uno all’altro, quindi meglio chiedere in giro prima di cambiare. In aeroporto ho trovato il cambio più favorevole.
Internet: il collegamento Wi-Fi, seppur lentissimo, è disponibile in quasi tutte le guesthouse e in qualche ristorante nelle zone turistiche.
Guesthouse: A Bagan e al lago Inle ci sono centinaia di guesthouse, e se ne vedono molte in costruzione. Seguire le guide non aggiornate può essere quindi limitativo. Anche in alta stagione e senza prenotare si trova una sistemazione il giorno stesso. I prezzi sono cresciuti enormemente rispetto al passato. Ora è difficile trovare una stanza per meno di 20 dollari.
Spostamenti: Ci sono molti collegamenti tra le principali destinazione con bus nuovissimi. Quelli notturni sono comodi ma non sono veri sleeper bus. I sedili si reclinano tipo aereo, ma non hanno delle vere cuccette come si trovano in altri paesi nella zona. L’aria condizionata è sempre a palla così come la musica, no stop giorno e notte.
Il treno è lento ma un bel modo per mischiarsi con la gente locale. Biciclette, motorini sempre facili da noleggiare. A Bagan ci sono anche e-bike e motorini elettrici di vario tipo, comodi e silenziosi (massimo 7 euro al giorno)
Curiosità: Una gita alla Golden Rock (Kyaiktiyo) in periodo di festa (settimane a cavallo di capodanno) è un’esperienza da non perdere, più per il viaggio che per la meta in sé. Arrivati a Kyaikto, ci sono migliaia di persone che vanno lì a fare il pellegrinaggio annuale. Per arrivare alla roccia ci sono dei camion che risalgono la collina. Ognuno porta quasi 100 persone alla volta, stipate all’inverosimile su delle panche strettissime. La stazione è gremita da una folla che cerca di saltare sul primo camion disponile, senza alcuna fila o ordine. Poi il camion parte e sale tra i tornanti mentre i passeggeri urlano in coro mentre si aggrappano alle barre di metallo per rimanere fermi in curva o rimbalzando negli avvallamenti della strada. Arrivati in cima, il fiume di persone procede a piedi scalzi fino alla roccia.